La Psicoanalisi e l’Inconscio


I processi inconsci della mente umana hanno la capacità di influenzare il pensiero, il comportamento e l’iterazione di un individuo nei confronti di altre persone?

Oppure viceversa, ogni singola esperienza quotidiana, ogni immagine, ogni percezione, qualsiasi sensazione conscia che viviamo durante la nostra esistenza esercita un certo influsso sul livello inconscio ed ignoto delle nostre attività cerebrali?

Credo che una risposta definitiva non esista, o per lo meno io non sono in grado di formulare una tesi certa o probabile che sia. E nemmeno vorrei provarci. Dal mio punto di vista, quale osservatore esterno stimolato dalla mia stessa fantasia ed intento a riportare nelle pagine di un romanzo alcune delle più profonde emozioni umane, voglio credere ad entrambe queste teorie. Del resto, se penso per esempio all’istinto, il cosiddetto sesto senso, mi chiedo: da dove provengono certe sensazioni viscerali che all’improvviso ci fanno scegliere qualcosa piuttosto di qualcos’altro? Perché, dinnanzi ad una persona mai conosciuta prima avvertiamo simpatia, antipatia, indifferenza, attrazione o che altro, definendo queste prime impressioni come “sensazioni a pelle”?

Mi piace credere che nella nostra mente conserviamo qualcosa di primordiale, una sorta di bagaglio inconscio di cui ignoriamo o sottovalutiamo l’entità e la portata, un insieme di conoscenze ed istinti affinati da migliaia di anni di evoluzione. Processi istintivi inconsci ed innati che inevitabilmente hanno una forte influenza sulla nostra vita di tutti i giorni.

Parallelamente, mi convinco che tutte le esperienze del quotidiano possono essere rielaborate dalla nostra mente, anche e soprattutto in momenti e fasi di cui nemmeno di rendiamo conto, andando quindi ad alterare, modificare ed aggiornare le nostre attività inconsce e soprattutto la nostra percezione dell’ignoto. Senza nessuna pretesa didattica, perché non indagare, spesso dando vita a storie e situazioni ben al di là del possibile e del concepibile, o comunque distanti anni luce dal concetto di reale e vero, questi aspetti ai quali associamo il termine “ignoto”?

Quando penso ai sogni ed agli incubi che a tutti capita di fare (o per meglio dire, ricordare… e non mi dilungo oltre nel definire le differenze tra fare e ricordare quando si parla di attività onirica), prendendo come riferimento i miei stessi sogni o i sogni che mi vengono raccontati da amici, mi soffermo e mi pongo domande che poi si tramutano in pagine e pagine scritte. Pagine che poi prendono la forma di romanzi, racconti, articoli. Pagine che non vogliono assolutamente essere risposte, ma spunti per altre domande, riflessioni che vorrebbero creare curiosità nel lettore, quesiti nascosti tra le righe con l’intento di stimolare ulteriori idee.

Giuseppe Calzi