CIUDAD BLANCA
Giuseppe Calzi
CAPITOLO 1
Non può finire così, mentre guarda attorno a sé la morte.
Non può finire così, continua a ripetere nella sua testa, come se quel lamento silenzioso potesse davvero cambiare qualcosa. Ma cosa cambierà? Nulla, e lui lo sa, lo sa bene perché ha già assistito a scene come quella. La porta che viene aperta, loro che entrano. Di solito sono in due, qualche volta in tre.
La disperazione spinge l’uomo a trovare forze sconosciute, energie nascoste chissà dove, pronte a essere liberate da uno spirito di conservazione forte quanto quello di un animale.
E lui sa molto bene anche questo: la disperazione e il tentativo di aggrapparsi con le unghie alla vita serviranno solo a rendere più dolorosa la resa. Proprio così, la resa. Nessuno ce l’ha fatta, nessuno degli altri quattro. L’ultimo se lo sono portati via pochi minuti fa.
Rumori là fuori.
Entrano e iniziano.
Un paio sono stati fortunati e nel peggiore dei casi hanno resistito giusto il tempo di rendersi conto che quella roba calda e gelatinosa che colava sulle loro gambe non era altro che il loro stesso fegato, il loro sangue denso e fumante. Gli altri invece…
Preferisce non chiudere gli occhi, altrimenti ha la certezza di rivedere i loro volti. Già, l’espressione di quei poveri disgraziati che lo guardano imploranti prima e agonizzanti poi. Perché? Perché mai guardarlo in quel modo? Come se avesse potuto farci qualcosa!