Conoscere Giuseppe Calzi – Intervista sul sito Talentonellastoria.com


Un ben ritrovato a tutti i lettori ed a coloro che fruiscono del blog.

Oggi voglio assolutamente ringraziare Andrea Rocchi, fondatore e curatore del sito storico letterario www.talentonellastoria.com, per la bellissima intervista che abbiamo avuto modo di realizzare e pubblicare. Un’intervista molto significativa, nella quale Andrea, attraverso la sua capacità analitica e le sue domande mai banali, mi ha permesso di esprimere concetti molto interessanti ed assolutamente caratterizzanti del mio modo di scrivere.

Non mi dilungo oltre. Preferisco lasciare che a “parlare” sia questa intervista, che reputo una delle più interessanti che mi sia stata concessa di rilasciare.

La versione integrale è disponibile al seguente link: http://www.talentonellastoria.com/giuseppe_calzi_un_dolore_oscuro.html

In questo articolo, vi anticipo alcuni dei passaggi più interessanti.

Buona lettura a tutti.

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Giuseppe, attraverso la scrittura, dà vita a un romanzo avvincente dalla forte componente emozionale. L’universo della nostra psiche scopre un angolo di sé, un sentiero che percorre quella sottile linea rossa tra la razionalità e l’ignoto. Lo stile narrativo asciutto, incalzante, quasi adrenalinico di Giuseppe, rende merito a un romanzo che coinvolge il lettore con velocità e suspense verso l’apice emotivo di un finale di sicuro impatto. Conosciamo meglio l’autore di “Un Dolore Oscuro”, lo scrittore bergamasco Giuseppe Calzi.

(D) Giuseppe, tu sei un ingegnere elettronico con due grandi passioni, la lettura e la scrittura. Presumo che negli anni tu abbia divorato libri su libri, soprattutto nei generi che più ti piacciono, il thriller, il noir, l’horror… Quando hai deciso di passare di ruolo da “semplice” lettore a scrittore? E soprattutto, ti sei cimentato in questa avventura tanto per fare un tentativo, oppure fin da subito hai avuto la consapevolezza, forse l’istinto, di poter trasmettere qualcosa di importante ai tuoi futuri lettori?

(R) Innanzitutto un saluto a tutti i lettori ed i fruitori di “Talento Nella Storia”. Credo sia inevitabile per tutti coloro che coltivano le passioni per la lettura e per la scrittura avere una solida base di letture alle spalle. Da questo punto di vista, sin da quando era un ragazzino o poco più… e stiamo parlando di almeno venti anni fa… ti posso assicurare che la curiosità mi ha portato ad aprire e leggere qualsiasi libro mi passasse tra le mani, di qualsiasi genere esso fosse, senza nessun tipo di pregiudizio. Ho letto romanzi di avventura, classici italiani e stranieri, storie sentimentali, thriller, noir, horror, romanzi storici: insomma ho cercato di non farmi mancare nulla. Per farti un esempio, di recente ho finito uno dietro l’altro “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen e “La Rabbia e l’Orgoglio” di Oriana Fallaci. Senza ombra di dubbio, i generi “del brivido” sono assolutamente e di gran lunga i miei preferiti. Stephen King davanti a tutti, ma anche Jeffery Deaver, Anne Rice e Dean Koontz, sono alcuni degli scrittori che maggiormente mi attraggono ed affascinano. Il termine “passaggio di ruolo” mi piace, direi che rende bene l’idea. Nel mio caso, con il senno del poi, credo che questa spinta sia nata poco alla volta, inizialmente più per curiosità delle sensazioni che mi avrebbe potuto evocare la scrittura e senza nessun tipo di aspettativa. Poi, ad un certo punto è arrivata una accelerata improvvisa, un qualcosa che mi ha trascinato con impeto: leggendo “Finestra segreta, Giardino segreto” di Stephen King, (un racconto breve tratto dalla raccolta “Quattro dopo Mezzanotte”), nella mia testa è come se di colpo si fosse spalancata una specie di porta dalla quale è filtrata una sensazione strana, veramente difficile da spiegare. La possibilità di creare delle vite, di cucire su di esse degli avvenimenti, delle storie, la capacità di trasformare in racconti le mie sensazioni e le immagini che mi nascevano nella mente… tutto ciò mi ha affascinato al punto di dovermi sedere, matita alla mano e foglio di carta sul tavolo, e di iniziare a scrivere. All’inizio è stato tutto strano ma allo stesso tempo naturale; finita una pagina è arrivata la successiva e così via, avvertendo sempre più la sensazione che difficilmente mi sarei fermato.

(D) “Un Dolore Oscuro” è la tua opera prima. È un thriller fortemente psicologico dalla trama originale e ben strutturata. Due viaggi, quasi due dimensioni che si intersecano in un crescendo emotivo. Quale è stata la genesi di questo romanzo? Avevi ben chiaro il percorso narrativo da seguire oppure nell’andare avanti, fatti, personaggi, situazioni hanno subito evoluzioni che non ti saresti mai aspettato?

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(R) “Un dolore oscuro” è un romanzo fortemente emotivo, scritto da una persona molto razionale, e credo che questo piccolo mix possa avere aiutato nello svolgimento di una trama originale. L’idea centrale è questa: immaginiamo di essere molto legati ad una persona, di amarla con un sentimento forte e dal proprio punto di vista unico, e di vedercela portare via da un male incurabile. Purtroppo questo è un caso estremamente reale e che può capitare a qualsiasi giovane coppia. A questo punto mi sono chiesto fino a che punto si può spingere la mente di una persona quando viene colpita da un caso della vita tanto crudele, profondo e che certamente segnerà il resto della sua esistenza. Amore, risentimento, rabbia, perdizione… sono tutti sentimenti e sensazioni che, unite ad un certo senso di colpa e ad una sorta di assoluta impotenza, nel profondo della psiche possono lasciare segni inimmaginabili e possono scavare senza tregua in qualcosa che l’uomo non conosce e forse non può nemmeno controllare: da questo punto di vista, ne ricavo una delle mie personali visioni dell’ignoto. Secondo il mio modo di intendere la scrittura… che non necessariamente è l’unico modo di intendere la scrittura… è fondamentale avere ben chiaro sin da subito la trama, lo sviluppo narrativo, le ambientazioni, i passaggi chiave e tutto ciò che costituisce la struttura di un romanzo. Quindi, prima di iniziare con l’effettiva stesura del testo, porto a compimento tutta una serie di ricerche sui luoghi attraverso i quali la storia si deve snodare; preparo con scrupolo le caratteristiche dei personaggi e ne studio attentamente le relazioni umane e sociali. Inevitabilmente comunque qualche sviluppo o qualche carattere distintivo di situazioni o personaggi possono sempre subire delle variazioni durante la stesura, e poi anche in fase di revisione.

(D) C’è un aspetto che mi ha davvero sorpreso di te. Decidi di presentare, come tutti gli esordienti, il tuo romanzo a varie case editrici. Ne trovi diverse interessate. “Un Dolore Oscuro” è un’opera che merita e il sogno di ogni scrittore sembra per te realizzarsi, ovvero pubblicare con una casa editrice. Cosa succede a questo punto?2

(R) Con “Un Dolore Oscuro” ho ricevuto qualche porta sbattuta in faccia e diversi attestati di stima, oltre ad offerte di pubblicazione. Le offerte che ho ricevuto sono pervenute tutte da piccole case editrici, alcune da editori a pagamento ed alcune da editori non a pagamento. Per ragioni assolutamente comprensibili e condivisibili, le piccole case editrici propongono per lo più contratti di pubblicazione che prevedono operazioni di marketing, promozione e pubblicizzazione a carico dell’autore. Effettivamente, per un casa editrice, piccola o grande che sia, puntare ad occhi chiusi su una persona completamente sconosciuta e che generalmente non è, (e non sarà), uno scrittore di professione rappresenta davvero un grosso rischio. Davanti a questo bivio mi sono posto un paio di quesiti. In primis, la domanda è stata: sono sicuro che la mia aspirazione è quella di vedere il mio libro edito da una casa editrice, ma in realtà poi relegato in un magazzino buio e dimenticato di qualche libreria? Questo concetto può risultare brutale, (e probabilmente blasfemo secondo la visione di altri autori emergenti nella mia stessa situazione), eppure la verità è questa. La seconda domanda invece è legata al lavoro svolto da mia moglie. Essendo Alessia una web designer, perché non provare a fare tutto da noi, partendo dalle operazioni di editing e di impaginazione, studio e realizzazione della cover, pubblicizzazione web, promozione attraverso i social e presentazioni organizzate ad hoc sul territorio? Da queste due riflessioni è stata fatta una scelta, sicuramente non facile, da un certo punto di vista dolorosa, ma che ad oggi non rimpiango.

(D) La mia ultima domanda è sempre dedicata ai progetti futuri. “Sussurri a mezzanotte” è un cantiere in divenire che mi auguro possa arricchirsi nel tempo di romanzi, racconti e tanto altro ancora… Come stai portando avanti questa iniziativa e quali sono i tuoi intenti in essere per i prossimi mesi?

(R) Al momento sto lavorando ad un secondo romanzo, sempre legato al genere del thriller psicologico. Il progetto è quello di avere pronto il lavoro per l’estate inoltrata, in modo tale da lanciarne la pubblicazione per l’autunno. Il tema centrale di questa seconda opera sarà quello della depressione, un male purtroppo molto diffuso e che porta all’auto-emarginazione da parte di chi ne soffre: ovviamente tutto ciò verrà trattato con una certa originalità nella struttura narrativa, agganciando quanto più possibile i concetti a me cari dell’ignoto, della profondità dei sentimenti umani, dell’importanza dei sogni, della psiche… In cantiere c’è anche un romanzo breve, che dovrebbe arricchire “Sussurri a mezzanotte” nella seconda metà dell’anno. Parallelamente, la mia iniziativa si compone anche di un blog, attraverso il quale, oltre a pubblicizzare le mie opere, cerco di trattare, (e di coinvolgere, dal momento che il blog è aperto alla pubblicazione di commenti agli articoli), in modo breve e senza pretese di sorta alcuni dei temi che danno poi vita ai miei libri.

Giuseppe Calzi